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Soverato 03 marzo 2009
Soverato
03 marzo 2009
Introduzione
della Presidente della BDS
“Utopia
della memoria”
Siete
così numerose, così
tanti da superare ogni previsione. Sono
presenti, infatti, quasi tutti gli Istituti Superiori della Città:
il Liceo Scientifico, l' ITC, l'ITG, il Liceo della Comunicazione,
l'Istituto Alberghiero.
Grazie
a voi ragazze e ragazzi, alle vostre docenti, ai Dirigenti
Scolastici. Sono
sicura che il fervore che anima il mondo intellettuale e culturale
delle donne oggi non resterà limitato alle addette ai lavori
ed estraneo a voi giovani, perché stabiliremo rapporti di
parità nel dialogo.
Un saluto
affettuoso alla prof.ssa Pennacchi E, pres. della FIDAPA,
all'avvocata Tassoni S, pres. del Soroptimist e alla prof.ssa
Lifrieri L. pres. del Lyons club Squillace Cassiodoro.
Come
vedete, alle mie spalle ci sono due striscioni, uno ricorda che siamo
la Biblioteca delle Donne, nata nel 1996 da un comune sentire delle
donne di Kore e di un numeroso gruppo di donne della FIDAPA. La
nostra biblioteca trova, in verità, nel femminismo degli anni
70 la sua idea fondativa alla base della quale c'era e c'è
la convinzione di non separare la teoria e la ricerca dalla pratica
politica. In tal senso, i centri di documentazione, gli archivi e le
biblioteche insieme alle Università, dove le donne sono
diventate sempre più attive, sono uno strumento insostituibile
di produzione teorica, politica e culturale, di conservazione della
memoria e allo stesso tempo la sede riconoscibile in cui custodire
memoria e sapere.
L'altro
striscione, invece, richiama
un percorso già avviato lo scorso anno quando con
l'intervento di Tiziana Noce, docente di Storia Contemporanea presso
la Facoltà di Scienze Politiche dell'Unical abbiamo ripercorso
le lotte femminili per il diritto di voto.
Ora, con
la presentazione di Utopia della memoria, superiamo le epoche,
entriamo nella dimensione storica locale e ci fermiamo a ciò
che è avvenuto nella provincia di Catanzaro in quegli anni
tutti italiani in cui la battaglia per le rivendicazioni faceva
vivere le stesse esperienze qui e altrove. Cominciamo in tal
modo a colmare quel vuoto che in più occasioni abbiamo sentito
per la mancanza di studi sul femminismo, sul nostro percorso, la
nostra esperienza, il nostro passato recente, convinte, anche, che
per uscire dall'individuale le storie hanno bisogno di un luogo
capace di accoglienza, di ascolto, di valorizzazione, tale da
trasformare le parole in reali strumenti di ricognizione del sé
e della società.
Chi legge
il libro, trova dei ringraziamenti iniziali che tracciano la storia
della biblioteca che, con questo testo, non intende certo proporre
invenzioni geniali di ricostruzione del passato ma vuole dare corpo e
statura ad un materiale già esistente .
Le
resistenze sono state tante: la difficoltà a confrontarsi con
la propria storia, il rapporto tra cultura e politica, l'uso delle
fonti, in particolare della memoria. Sappiamo bene che le storie di
genere si affidano spesso al racconto orale che riesce ad ampliare il
territorio della storia ma evidenzia problemi e aspetti che altre
fonti non evidenziano, per es. il ruolo delle emozioni e quei silenzi
problematici che indicano la tensione tra la soggettività
e la ricerca storica.
Devo
dirvi, per quel che mi
riguarda, che ho esperienza di vita associativa e di relazioni tra
donne, ne conosco, quindi, il valore politico, ma sono stata
coinvolta nel movimento solo negli anni novanta, tuttavia tocca a me
introdurre i lavori. Forse, perché sono la presidente, e
incontestabilmente rappresento la biblioteca, ma, ancor di più,
perché ho uno sguardo esterno sulle vicende narrate e
quell'opportuno distacco critico che mi permette di esprimere
riconoscimento e serena gratitudine per tutte le donne che hanno
trasformato il mondo con una libertà di pensiero che era
trasformazione del proprio pensiero, consapevolezza di sé
come soggetto, maturazione nell'agire.
Torniamo
alla ricerca che nella
progettazione vede ancora una volta insieme korine e fidapine. Il
progetto è approvato e finanziato dal Progetto Donna della
Regione Calabria e sin dal 2005 si costituisce, all'interno della
biblioteca, un gruppo di lavoro di cui fanno parte: Assunta Di
Cunzolo, Fulvia Geracioti, Francesca LoVecchio, Vanna Peronace,
Marisa Rotiroti, Viviana Santoro. So che l'entusiasmo non mancava ma
la fatica è stata tanta specialmente per chi come Assunta ha
progettato, seguito, curato tutte le fasi fino alla pubblicazione.
La storia,
infine, nonostante le difficoltà, è stata scritta e,
proprio per evitare il rischio di un' autocelebrazione, o di una
inopportuna autoreferenzialità, abbiamo deciso di affidare la
ricerca e la sua stesura a due giovani ricercatrici: Maria Marino e
Giovanna Vingelli, indicate da Renate Siebert e Amelia Paparazzo,
docenti dell'Unical cui ci siamo rivolte.
Grazie a
questo lavoro lasciamo traccia di quei fatti che hanno segnato il
tempo e i luoghi.
Qual
è il senso della
ricerca?
“Riconoscere
da dove veniamo e consegnare l'esperienza guadagnata alle giovani,
perché sappiano da dove viene e quanto ci è costata
la nostra/ loro libertà vera o presunta”.
Tra
l'altro è proprio la
memoria ad avvertirci che ideali come l'emancipazione e la
liberazione delle donne sono nati qui fra noi ma proprio dalle nostre
mani sono sfuggiti mentre sono materia di mediazione con il mondo per
altre donne di aree del mondo esterne alla nostra, e il presente ci
mostra che molti diritti acquisiti (autodeterminazione, possibilità
di scelta, di autonomia, di autopromozione sociale ed economica)
vengono qua e là rovesciati e tutto questo ed altro ancora a
fatica diventa tema di condivisione, di riunione tra donne della
generazione femminista.
Ne
possiamo parlare se si ha l'intenzione di passare il testimone, se
abbiamo la passione del situarci nel presente con punti di vista
precisi e responsabili, se tentiamo un'identificazione appassionata
con il futuro sconosciuto, se abbiamo la passione delle comparazioni
(per rubare un concetto caro alla letteratura) se impariamo a
comparare anche storie, esperienze, testi non solo scritti, testi
come testimonianze e reperti che hanno alimentato donne diverse, per
età, provenienza ma non solo: diverse perché negli anni
si sono diversificate fino all'estraneità.
Il rischio
è che le passioni diventino passioni tristi e portino alla
distruzione e non è detto che i piccoli luoghi possano
salvarsi.
Perciò,
è sempre più necessario riannodare i fili con tutte le
donne, “ ... trovare il modo di comunicare con voi giovani,
l'urgenza è comprendere assieme, la speranza è
costruire luoghi sempre più capienti in cui sentirsi
finalmente a casa”.
Permettetemi
di ringraziare il
Progetto Donna della Regione Calabria, l'Amm.ne provinciale con le
sue Consigliere di Parità, l'Amministrazione Comunale che ci
ospita nel Palazzo di Città, l'ing. Calabretta, gli sponsor:
Acconciature Gerarda, Gerardo Sacco, Centro Immagine Donna, Vaniglia.
Un
ricordo anche a Delia Fabrizi, socia fondatrice della BDS,
un'amica che non c'è più.
Lilly Rosso
Le
relatrici
Giovanna
Vingelli è
ricercatrice di Sociologia Generale presso la Facoltà di
Economia, dell'Università della Calabria, dove insegna anche
Pari Opportunità. Negli ultimi anni
si è occupata di movimenti femministi, democrazia
paritaria, gender mainstreaming e bilanci di genere. E' componente
del Comitato scientifico del Centro di Women' Studies “ Milly
Villa” . Tra le sue pubblicazioni: Un'estranea tra noi, Bilanci
di genere, movimento femminista e innovazione istituzionale.
Renate
Siebert, sociologa,
allieva di Theodor Adorno, dopo quasi 40 anni di studi, ha
abbandonato lo scorso anno la carriera universitaria. L'ho vista la
prima volta quando è venuta a Soverato per la presentazione di
“E' femmina però è bella”, in cui le
protagoniste sono le donne di 3 generazioni che vivono nel meridione.
La categoria di analisi era quella della soggettività. Negli
anni i temi trattati sono stati tanti: l'alterità, il
razzismo, genere e soggettività, emancipazione e femminismo,
la mafia e le donne, il problema del riconoscimento, libertà
femminile e cittadinanza. Renate ha saputo utilizzare la
passione unita al rigore metodologico, teoria ed esperienza nella
ricerca sociale.
Siamo
qui per ascoltarle .
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